Il Mimit accoglie la richiesta del sindaco Bitetti di coinvolgere il Consiglio Comunale. Un rinvio che, in un’amministrazione neonata, testimonia già le prime, significative, crepe politiche.
ROMA/TARANTO – La telenovela sull’ex Ilva di Taranto si arricchisce di un nuovo capitolo, con una decisione cruciale sul futuro dello stabilimento che è stata ufficialmente rinviata al 31 luglio. L’esito del confronto tenutosi al Mimit tra il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, la Regione Puglia e gli enti locali di Taranto, ha infatti accolto l’istanza del sindaco di Taranto, Piero Bitetti, di avere più tempo per sottoporre la complessa questione al vaglio del Consiglio Comunale.
Il rinvio è stato commentato da Urso come “importante e significativo di un clima costruttivo”, sottolineando l’accoglimento della richiesta di Bitetti di valutare in Consiglio Comunale il piano di piena decarbonizzazione, che mira a realizzare a Taranto “il più avanzato stabilimento siderurgico green d’Europa”. Una nota del Mimit conferma che il tavolo interistituzionale ha preso atto delle diverse opzioni emerse, delle richieste degli enti locali e delle organizzazioni sindacali, e accogliendo l’istanza del sindaco, ha rinviato la decisione finale, istituendo nel contempo una commissione tecnica per approfondire tutte le opzioni.
Le ragioni del rinvio e le prime crepe politiche per Bitetti
La nuova data del 31 luglio non è casuale: è stata fissata il giorno successivo al primo incontro del nuovo Consiglio Comunale di Taranto, previsto per il 30 luglio. Una mossa che, se da un lato garantisce la democraticità del processo decisionale, dall’altro mette in luce le prime, evidenti, crepe politiche all’interno della neonata amministrazione Bitetti.
Come già emerso nelle scorse ore, la richiesta di rinvio del sindaco, per quanto formalmente motivata dalla volontà di coinvolgere l’assise consiliare, appare la diretta conseguenza della forte pressione esercitata da 11 consiglieri di maggioranza. Quest’ultimi, infatti, avevano chiesto esplicitamente a Bitetti di non firmare l’accordo senza un preventivo e approfondito dibattito in Consiglio, sottolineando la gravità e la complessità di una decisione che impatterà profondamente sulla città.
Questo episodio, a pochi giorni dall’insediamento della nuova giunta, rivela un chiaro sentore di crisi interna. La compattezza e la leadership del sindaco sono già messe alla prova da una fronda trasversale che, su un tema cruciale come l’ex Ilva e la sua riconversione, chiede maggiore condivisione e un processo decisionale più partecipato. Le tensioni pre-elettorali e le diverse sensibilità politiche all’interno della coalizione sembrano non essere state del tutto appianate, emergendo prepotentemente al primo scoglio significativo.
I due scenari in campo: il nodo rigassificatore e l’AIA
Il cuore della discussione ruota attorno al destino del rigassificatore e degli impianti DRI (preridotto). Se Taranto dovesse dire no alla nave rigassificatrice nel porto, il piano di decarbonizzazione dello stabilimento punterebbe esclusivamente sui forni elettrici, alimentati tramite gasdotto. Questa opzione, però, comporterebbe lo spostamento degli impianti DRI e del relativo miliardo di euro già stanziato verso un’altra città portuale del Sud, come Gioia Tauro, con probabili e significativi costi occupazionali per Taranto. L’alternativa, ovviamente, è accettare il rigassificatore per mantenere anche il preridotto in loco.
Intanto, è stata confermata per giovedì 17 luglio la convocazione della conferenza dei servizi per il rilascio della nuova AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale), nonostante il rinvio dell’Accordo di programma. L’AIA è la “licenza” che permette all’ex Ilva di produrre fino a 6 milioni di tonnellate di acciaio all’anno con gli impianti esistenti, in attesa dei nuovi forni elettrici. Questa separazione tra il percorso dell’AIA e quello dell’Accordo di programma sulla decarbonizzazione evidenzia la complessità di una transizione che procede su binari paralleli ma interconnessi.
La palla passa ora al Consiglio Comunale di Taranto. La discussione, che si preannuncia accesa e determinante, dovrà bilanciare le esigenze di salute, ambiente e occupazione, definendo in maniera irreversibile il futuro della città. Sarà questa l’occasione per il sindaco Bitetti di ricompattare la sua maggioranza e dimostrare una leadership forte e condivisa, oppure le crepe attuali si trasformeranno in fratture più profonde?
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