I dettagli sono stati rivelati dai due autori, il generale Keith Kellogg e Fred Fleitz: insieme hanno fatto parte del Consiglio per la sicurezza nazionale al tempo dell’amministrazione Trump
NEW YORK — L’Ucraina avrà ancora armi americane solo se si siederà al tavolo per trattare con Mosca, ma se la Russia non farà altrettanto il flusso di aiuti verso Kiev aumenterà.
È quanto prevede il piano studiato da due importanti consiglieri di Donald Trump in politica estera per mettere fine al conflitto cominciato con l’invasione dell’Armata di Putin il 22 febbraio 2022, da attuare nel caso l’ex presidente tornasse alla Casa Bianca il 20 gennaio 2025. Per convincere il nuovo zar russo a trattare, il piano prevede inoltre che venga attuato un cessate il fuoco congelando la linea del fronte decisa dal campo di battaglia e che l’ammissione dell’Ucraina alla Nato venga congelata, come richiesto dal Cremlino.
I dettagli sono stati rivelati in un’intervista alla Reuters dai due autori, il generale Keith Kellogg e Fred Fleitz — vicino al falco John Bolton, ex ambasciatore americano all’Onu, di cui è stato capo di gabinetto — che insieme hanno fatto parte del Consiglio per la sicurezza nazionale al tempo dell’amministrazione Trump fra il 2017 e il 2021. Se attuato, il piano segnerebbe un deciso cambio di posizione da parte degli Stati Uniti, che finora hanno inviato aiuti militari per 70 miliardi, e incontrerebbe di certo l’opposizione dell’Unione europea ma anche all’interno dello stesso partito repubblicano. Molti analisti ritengono infatti che una proposta simile avvantaggi la Russia al tavolo delle trattative.
«Quello che propongono Kellogg e Fleitz», ha spiegato Daniel Fried, un ex vice segretario di Stato che ha seguito i dossier russi, «è un processo che porterebbe l’Ucraina a cedere tutti i territori occupati ai russi».I due consiglieri avrebbero tuttavia presentato il piano a Trump, che — stando a quanto dichiarato all’agenzia da Fleitz, attualmente vicepresidente del think tank ultratrumpiano America First di cui fa parte anche il generale Kellogg — avrebbe risposto favorevolmente. «Non dico che abbia accettato, o che gli vada bene ogni parola, ma siamo stati felici della sua risposta», ha spiegato l’ex membro del Consiglio per la sicurezza nazionale.
Il portavoce dell’ex presidente, Steven Cheung, ha precisato che soltanto le dichiarazioni autorizzate dalla campagna elettorale debbano essere considerate come ufficiali, aggiungendo che un negoziato rapido per mettere fine alla guerra in Ucraina sarà una priorità del secondo mandato di Trump. «Questa guerra non sarebbe mai scoppiata se lui fosse stato presidente», ha precisato Cheung. «È così triste».
Il candidato repubblicano ha sostenuto spesso di poter mettere fine alla guerra — «In un giorno», disse una volta — senza tuttavia mai scendere nei dettagli. Quella dei due consiglieri è quindi la prima proposta concreta delineata da persone vicine a Trump. «Dobbiamo dire agli ucraini che devono sedersi al tavolo, altrimenti il sostegno degli Stati Uniti diminuirà progressivamente», ha spiegato il generale Kellogg. «Al tempo stesso, dobbiamo dire a Putin che deve sedersi al tavolo, altrimenti daremo agli ucraini tutto quello che serve per sconfiggerlo sul campo».
Secondo Fleitz l’Ucraina non dovrà necessariamente cedere territorio, ma ritiene improbabile che possa riconquistare il controllo di tutte le sue regioni nel breve periodo. «Il nostro timore — ha spiegato a Reuters — è che quella in Ucraina diventi una guerra d’attrito, di quelle che uccidono un’intera generazione». Per mantenere la pace, ritengono i due autori, serviranno anche garanzie di sicurezza per Kiev che, nelle parole di Fleitz, renderanno necessario «armare l’Ucraina fino ai denti».
FONTE: CORRIERE DELLA SERA
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