Malore in ambulatorio, Armando Rotondo muore a 66 anni nel suo studio medico a San Donato di Lecce

La tragedia ha scosso la comunità e il sindaco ha proclamato il lutto cittadino. Il presidente dell’Ordine, De Giorgi: «Troppo stress, professione a rischio»

di Claudio Tadicini

Ancora un lutto per la sanità salentina, il terzo in appena due mesi. Stavolta la tragedia è avvenuta a San Donato di Lecce, dove un malore improvviso ha colto il medico di base Armando Rotondo, 66 anni, consigliere comunale con delega alla Sanità del comune salentino dopo essere stato eletto con la lista civica «San Donato e Galugnano-Oltre». Il professionista si trovava nel suo studio. A lanciare l’allarme sono stati alcuni suoi familiari, preoccupati dal fatto che non rispondesse al telefono. Nonostante l’arrivo rapido dei soccorsi e i tentativi di rianimazione, purtroppo, per il dottor Rotondo non c’è stato nulla da fare. La tragedia ha scosso la comunità di San Donato, dove il sindaco ha proclamato il lutto cittadino. Alle 16 del 18 aprile saranno celebrati i funerali nella Chiesa matrice. «Il consigliere comunale dottor Armando Rotondo – è il ricordo pubblicato in un post su Facebook dal Comune di San Donato – era un punto di riferimento assoluto per la nostra città, sempre disponibile e attento verso tutti».

De Giorgi, presidente dell’ordine dei medici di Lecce

«Le tante morti di colleghi avvenute nell’ultimo periodo sono la dimostrazione che il nostro è un mestiere a rischio e delicato. Questi decessi durante i turni e sui luoghi di lavoro – dichiara Donato De Giorgi, presidente dell’Ordine dei medici della provincia di Lecce – pongono una serie di domande relative a quello che è lo stress della nostra professione, particolarmente acuto, che ci portiamo dietro anche al di fuori del turno, e che ha un costo in qualità di vita e in qualche caso purtroppo anche di quantità di vita, perché il nostro telefono squilla in continuazione e abbiamo il dovere di rispondere, arrivando a porre in secondo piano la nostra salute rispetto a quella degli altri». In mancanza di dati, non è possibile stabilire se le morti sul lavoro di medici siano aumentate rispetto al passato. «Era però certo – prosegue De Giorgi – che la nostra professione era basata su una serenità maggiore, non solo legata al ruolo del medico, ma soprattutto sul riconoscimento del ruolo nella società. Adesso, invece, ogni nostra diagnosi viene messa in discussione, rendendo la professione ancora più difficile e complessa di prima. Quello che chiediamo è una maggiore serenità, perché lavoriamo per la salute e il benessere dei cittadini: abbiamo diritto ad una serenità maggiore e ad un riconoscimento maggiore anche nella società».

I precedenti

Si tratta, come detto, della terza tragedia che ha colpito la sanità salentina, dopo le morti – avvenute a metà febbraio, a pochi giorni di distanza l’una dall’altra – dei dottori Francesco Abati, 57 anni, in servizio presso il 118 di Lecce, e Annalisa Bascià, 59 anni, infettivologa e responsabile del poliambulatorio di malattie infettive all’interno della casa circondariale di Lecce.

 

fonte: CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

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